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Da Ippocrate ai giorni nostri: il ruolo dell’acqua nella prevenzione della calcolosi renale

Quante persone nel mondo hanno avuto la sfortuna di sperimentare un incontro ravvicinato con la calcolosi renale? Stando ai dati statistici si tratta di una delle patologie più diffuse al mondo, con un’incidenza mondiale tra il 4-8%, ma tale percentuale aumenta ulteriormente nella popolazione europea (5-9%) con un tasso di recidiva a 5 anni superiore al 50%.

Cerchiamo allora di capire meglio in cosa consiste e come difendersi al meglio, per prevenire e trattare questo disturbo così frequente.

Per calcolosi renale si intende la formazione di calcoli nella via escretrice, ovvero il canale attraverso cui defluiscono le urine.

I calcoli non sono altro che depositi dalla consistenza dura (ragion per cui vengono anche chiamati “pietre”) prodotti dall’aggregazione di sali minerali contenuti nelle urine – quali calcio, ossalato, fosfati e acido urico.

La diminuzione del volume urinario è un reale fattore di rischio per la formazione di calcoli renali e bere molto è la terapia più indicata per prevenire le recidive, trattamento riconosciuto valido fin dai tempi di Ippocrate. Certo, dai tempi del padre della medicina di studi se ne sono fatti molti, e le principali ricerche in tal campo risalgono al 1996 con Borghi, il quale attestò la relazione causale fra apporto idrico e formazione di calcoli urinari.

Nel 2005, un nuovo studio ha dimostrato come pazienti precedentemente trattati per calcolosi urinaria, che assumevano almeno 2 litri d’acqua al giorno, non riportavano episodi di recidiva a distanza di tre anni, al contrario di coloro il cui apporto idrico risultava inferiore ai 2 litri. Nel 2006, un analogo studio, ha quantificato tale riduzione al 55%.

Si è anche scoperto che esiste una significativa differenza tra la diuresi ottenuta con l’assunzione di un carico idrico di 25ml/Kg in 24 ore e quella ottenuta con lo stesso carico somministrato in 30 minuti, in questo ultimo caso infatti la diuresi è più elevata!

Una legge della fisica ci ha infatti dimostrato che il carico di acqua ha un peso importante nel processo di purificazione delle vie urinarie. Il così detto “effetto tsunami” aumenta la forza di trasporto e di erosione dei solidi, agevolando –nel nostro caso – l’eliminazione dei detriti calcarei o organici presenti nella via escretrice.

La prevenzione della calcolosi renale si può attuare modificando le condizioni fisico-chimiche dell’urina attraverso due strade: aumentando il solvente (ovvero la quantità di acqua che discioglie i sali, impedendone l’aggregazione) o diminuendo i soluti con una dieta appropriata.

In questo modo è possibile abbassare il rischio di sovrasaturazione e precipitazione (ovvero il raggruppamento dei sali minerali) e la conseguente formazione di cristalli che segnano l’origine dei calcoli.

I calcoli possono essere di varia natura, pertanto è bene conoscere ciò che affligge ciascun paziente in modo da modulare la terapia sulla base della composizione chimica del calcolo stesso.

Oggi sappiamo che il residuo fisso dell’acqua (vale a dire la componente minerale) ideale deve essere molto basso, cosi da mantenere in soluzione le sostanze che compongono i calcoli urinari, mentre un alto residuo fisso renderebbe più facile lo sviluppo dei calcoli.

Scegliere dunque acque a basso contenuto di sodio, con basso residuo fisso e un buon contenuto di calcio e bicarbonati è la soluzione ideale per eliminare almeno 2 litri di urine limpide al giorno.

Questa regola è valida per tutti i tipi di calcolosi urinaria.

Esistono anche aspetti qualitativi che riguardano la composizione delle singole acque minerali e che è bene tenere a mente.

Per quanto riguarda il contenuto dei singoli componenti, acque ad alto contenuto di bicarbonato hanno dimostrato di essere in grado di aumentare significativamente il Ph urinario e l’escrezione di citrati (una sostanza protettiva nei confronti della patologia in oggetto) in soggetti sani, con effetti paragonabili ai sali di sodio-potassio citrato, normalmente utilizzati come terapia di prevenzione nei pazienti ad alto rischio di recidiva.

L’obiettivo è quello di cercare un’acqua che abbia un contenuto medio-alto di calcio, elevati livelli di bicarbonato, basso contenuto sodio, basso residuo fisso. Proprio come acqua Rocchetta, adatta a prevenire la calcolosi renale.

Rocchetta, Acqua della Salute,
 è amica dei reni
 perché è così leggera che entra
più facilmente in circolo, svolgendo un vero e proprio lavaggio interno utile all’apparato urinario per compiere al meglio le sue funzioni.