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Benessere e salute urologica: ma le acque sono tutte uguali?

Nonostante sia ormai prassi comune raccomandare un’adeguata assunzione di acqua per ridurre il rischio di calcolosi renale, gli studiosi si sono a lungo chiesti se le differenze delle caratteristiche delle acque influenzino tale rischio.

Il primo fattore ad essere stato preso in considerazione è stato la durezza dell’acqua, intesa come la quantità, espressa in mg/l, di calcio e magnesio disciolti in un litro di acqua dopo riscaldamento ed evaporazione a 180° (ovvero il famoso residuo fisso).

La classificazione generale delle acque in base alla durezza prevede la presenza di acque dolci (0-60mg/l), mediamente dure (121-180mg/l) e dure (>180mg/l).

Gli effetti della durezza dell’acqua sulla calcolosi renale, pur essendo stata valutata in diversi studi, resta ad oggi un fattore incerto a causa dei risultati contrastanti ottenuti.

Se da un lato, infatti, alcuni autori riportavano un aumentato rischio di calcolosi in soggetti che assumevano acque a maggiore durezza, altri ne indicavano invece i benefici effetti sulla prevenzione della calcolosi. Al contrario, le acque moderatamente dure e dure rappresentano una importante fonte supplementare di calcio e magnesio.

Alla luce di tali evidenze contrastanti potrebbero esserci, più che reali dati contradditori, differenti fattori confondenti, che potrebbero aver inizialmente sfavorito le acque dure a vantaggio delle acque dolci.

Le acque più dure infatti, non sembrerebbero aumentare il rischio di calcolosi urinaria a causa di altri fattori inibitori, che ne modificherebbero la precipitazione e la formazione dei calcoli.

Tra i principali fattori inibenti la formazione di calcoli di calcio è annoverato il bicarbonato. L’alto contenuto di bicarbonato è, infatti, associato ad una diminuzione del rischio di calcolosi ossalica, esplicato da un effetto diretto sul Ph.

L’aumentato ph inibisce la cristallizzazione dei sali di calcio, aumentandone la solubilità. In maniera simile, acque ad alto contenuto di citrato e magnesio, esplicano una simile azione anti-precipitazione, impedendo la formazione di calcoli renali.

La possibilità di verificare i parametri e le caratteristiche delle acque imbottigliate ha pertanto aumentato la consapevolezza dei consumatori riguardo il tipo di acqua più adeguato, permettendo la personalizzazione delle raccomandazioni.

Se da un punto di vista prettamente quantitativo, la migliore prevenzione della calcolosi è un introito idrico di almeno 2 litri al giorno, da un punto di vista qualitativo, le acque non sono tutte uguali e, soprattutto, non sono solo le singole concentrazioni di sali ad influenzare i processi di precipitazione e cristallizzazione dei calcoli renali.

La formazione dei calcoli dipende anche dalle differenze di ioni presenti e dal loro interfacciarsi strutturale nel soluto. Ad esempio, la presenza di sali inorganici aumenta la tensione superficiale di soluzioni acquose, che a sua volta diminuisce la solubilità dei sali disciolti, provocandone la precipitazione.

Nella fattispecie, ad influenzare la tensione superficiale è la presenza di specifici ioni, quali il magnesio ed il solfato. Inoltre, sebbene sia comunemente considerata la concentrazione di calcio nell’acqua da bere uno dei fattori correlati con la formazione di calcoli, l’effetto del calcio resta ancora controverso. Al contrario, è fortemente suggerita da alcuni autori l’assunzione di acque che presentino un buon tenore di calcio e magnesio, alla luce della necessità di mantenere un buon livello di tali sali nell’organismo, prestando particolare attenzione piuttosto al contenuto di sodio che può avere effetti sulla pressione sanguigna.

Il rapporto tra calcio e magnesio è particolarmente importante e dovrebbe essere di 2 a 1 al fine di evitare la formazione di calcolosi.

Quel che è certo, e che mette d’accordo tutti gli studiosi, è l’importanza di assumere regolarmente la giusta quantità di acqua ogni giorno. Un’acqua oligominerale come Rocchetta, può ritenersi pienamente idonea nella prevenzione della calcolosi urinaria perché non eccessivamente povera di calcio e con un buon contenuto di bicarbonati. Per le sue peculiari caratteristiche, favorisce un rapido lavaggio delle vie urinarie e, con l’atto diuretico, l’eliminazione di acido urico che può concorrere alla formazione di calcoli.