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Cosa succede quando il rene si infetta?

Parliamo di pielonefrite: un’infezione batterica – cronica o acuta – del rene, che solitamente ha origine dalla complicazione di un’infezione delle vie urinarie.

Quest’infezione colpisce 15-17 donne su 10.000, mentre si limita a 3 casi su 10.000 tra gli uomini.
Le donne sessualmente attive e coloro che sono incinte rappresentano, in modo particolare, la categoria più a rischio, insieme ad anziani e bambini. Esiste tuttavia anche una predisposizione genetica.

Come si può generare l’infezione del rene?

Iniziamo col dire che la colonizzazione degli agenti patogeni può avvenire tramite:

Via ascendente dalla vescica. In questo caso i microrganismi risalgono nell’uretra, quindi in vescica, fino al rene;
Via discendente ematica. Ovvero attraverso il circolo sanguigno. Nel caso di setticemia in corso, gli agenti patogeni raggiungono il rene causando nefriti ed ascessi renali;
Via discendente linfatica. Una rete di vasi linfatici collega il colon ascendente con il rene destro ed il colon discendente con il rene sinistro.

È possibile dividere la pielonefrite in una forma semplice ed in una complicata, con quest’ultima che colpisce donne in gravidanza, pazienti con diabete mellito non controllato, trapiantati ed immunocompromessi.

Il microorganismo principale che causa la pielonefrite è un batterio piuttosto conosciuto: l’Escherichia Coli. Anche altri batteri quali il Proteus, la Klebsiella e l’Enterobacter possono provocare tale patologia.

Nella maggior parte dei casi, questi batteri provengono direttamente dalla flora intestinale del paziente affetto e, tramite una diffusione ascendente o ematica, raggiungono ed infettano il rene.

Quali sono i sintomi?

I più comuni sono: febbre, dolore al fianco, nausea o vomito associati a sintomi urinari (bruciore, aumentata frequenza ed urgenza minzionale), che insorgono nel giro di un paio d’ore, esaurendosi durante il corso di una giornata.

Tuttavia, non tutti i sintomi possono essere presenti contemporaneamente: i sintomi delle basse vie urinarie possono essere del tutto assenti negli uomini, mentre sono più comuni nelle donne; nei bambini invece la sintomatologia può essere completamente silente. Per questo la diagnosi si basa innanzitutto sulla clinica (esame obiettivo ed anamnesi), ma di notevole ausilio sono gli esami di laboratorio ed ecografia o TC. Tutti i pazienti con sospetto di pielonefrite necessitano comunque di un esame delle urine con antibiogramma, al fine di indirizzare la successiva terapia antibiotica.

Cosa rischia di provocare la pielonefrite?

Una predisposizione anatomica e funzionale rende più facile per alcuni pazienti veder insorgere questa infiammazione; così come la presenza di calcoli o la debilitazione da immunodepressione.

Indagini di laboratorio hanno permesso di dimostrate l’incidenza di alcuni fattori nutrizionali. Una dieta ad alto contenuto di sale ha comportato, infatti, un maggiore accumulo di ceppi uropatogenici di Escherichia Coli, a differenza di una dieta a contenuto normale di sodio. Nel primo caso, inoltre, si evidenzia una diminuita capacità dei neutrofili di eliminare l’infezione.

Assumere integratori di vitamina E, una vitamina liposolubile con azione antiossidante, riduce segni e sintomi della patologia, senza influenzare la terapia antibiotica.

È bene ricordare infine che, un’adeguata assunzione di acqua a basso residuo fisso e iposodica, come Acqua Rocchetta, non solo si oppone in maniera meccanica all’adesione dei batteri nelle vie urinarie, ma favorisce la regressione dell’infezione in aggiunta alla corretta terapia farmacologica.