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Litotrissia extracorporea: quali sono le novità?

In questo articolo vi avevamo parlato delle diverse terapie disponibili per il trattamento dei calcoli renali, oggi approfondiamo la tecnica “litotrissia extracorporea”, per comprenderne meglio utilizzo, efficacia ed evoluzioni.

La litotrissia extracorporea (ESWL) è la tecnica ad onde d’urto che rappresenta la vera metodica, non invasiva, per il trattamento della calcolosi renale ed ureterale.

Le onde d’urto prodotte dal litotritore permettono di polverizzare il calcolo in frammenti di dimensioni tali da poter essere poi espulsi con le urine.

Le onde d’urto vengono generate e propagate mediante una minima dissipazione di energia, e pertanto di danno, tramite l’interfaccia solido liquida, rappresentata dal calcolo e dalle urine circostanti.

Sin dagli esordi negli anni 80, la litotrissia ha rivoluzionato il trattamento della calcolosi ed ha ricevuto una rapida e valida diffusione mondiale grazie alla facilità d’uso, la non invasività della procedura e la buona efficacia in termini di trattamento.

L’effetto fisico delle onde d’urto sul calcolo sono classificabili in:
      1. cavitazione
      2. sforzo da taglio (shear-stress)
      3. scheggiatura (spalling).

L’effetto più importante resta tuttavia la cavitazione, ossia la formazione di bolle che collassano nella prossimità del calcolo, rilasciando l’onda d’urto in grado di frammentare il nucleo litiasico.

La scelta di utilizzare la litotrissia extracorporea rispetto ad altre tecniche dipende da: dimensione, composizione e posizione del calcolo.

Inoltre è fondamentale valutare anche le preferenze e l’aspettativa del paziente. L’ESWL rappresenta, per calcoli inferiori a 2 cm la prima scelta, considerati i tassi di successo e le relative poche complicanze.

Esistono diversi litotritori sul mercato in grado di produrre onde d’urto e, conseguentemente, essere utilizzati per la litotrissia extracorporea. Fra questi includiamo i litotritori elettro-idraulici, i litotritori elettromagnetici (che producono onde d’urto basate su cambi dei campi magnetici) e litotritori piezoelettrici, i quali producono onde d’urto mediante la vibrazione di cristalli.

Ad oggi, il litotritore di dimensioni ingombranti e con vasca annessa non è più utilizzato, a favore di macchinari sempre più moderni e di dimensioni ridotte. Inoltre, a differenza della litotrissia di prima generazione, non è più necessario prevedere l’anestesia del paziente, che invece, oggi, in piena coscienza e in seduta ambulatoriale, può usufruire del trattamento con complicanze minime (ematuria, dolenzia nella sede interessata, colica renale dovuta all’espulsione del frammento).

È tuttavia necessario considerare che le onde d’urto determinano danni minimi, ma non trascurabili sui tessuti circostanti. Pertanto esistono delle controindicazioni assolute all’ESWL in caso di malformazioni scheletriche, aneurismi dell’aorta e dell’arteria renale, gravidanza e disturbi della coagulazione non correggibili.

Rappresenta invece una controindicazione in caso di obesità, la quale impedisce, per motivi di bio-impedenza, la efficace propagazione delle onde d’urto.

La percentuale di successo dell’ESWL è di circa il 75% per calcoli inferiori a 2cm mentre i tassi di successo diminuiscono per calcoli di dimensioni maggiori o indovati nei calici inferiori.

Nonostante tali percentuali, nel 40% dei casi la metodica non riesce a bonificare del tutto la calcolosi residua, la quale richiede ulteriori trattamenti o metodi alternativi di rimozione del calcolo.

Una recente metodica sviluppata negli ultimi 20 anni negli Stati Uniti, e correntemente testata su modelli animali ed umani, è la cosidetta “burst wave lithotripsy” (BWL) ossia una metodica di ESWL che utilizza, piuttosto che onde d’urto generate dal litotritore, ultrasuoni ad impulso in grado di frammentare i calcoli in tempo reale.

La BWL consiste di una serie di cicli di onde acustiche che, accumulandosi, rilasciano energia nel calcolo, permettendo di provocare una serie di microfratture dello stesso, con picchi di pressione relativamente bassi nel campo circostante.

Semplificando: la BWL può rompere e frantumare un calcolo nello stesso modo in cui un cantante lirico può rompere un calice di cristallo con la sua voce, ossia mediante fenomeni di risonanza acustica. E tutto questo può avvenire sotto il monitoraggio del medico che, come per una semplice ecografia, visualizza in tempo reale l’andamento del trattamento.

Ad oggi la BWL è sempre più vicina alla commercializzazione, dopo i numerosi studi in vitro ed in vivo, e permetterebbe di rivoluzionare il trattamento non invasivo della calcolosi renale. Inoltre, la possibilità di accoppiarla alle metodiche di ESWL permetterebbe di aumentare notevolmente i tassi di successo della prima tecnica, ovviando alle limitazioni della stessa e superando le problematiche della calcolosi residua.

Sane abitudini alimentari e l’assunzione giornaliera di acqua possono contribuire a prevenire le recidive di calcoli renali.

L’acqua ideale è quella bicarbonato calcica a basso residuo fisso, proprio come Acqua Rocchetta, che viene rapidamente assorbita dall’apparato digerente e convogliata direttamente nei reni, dove favorisce l’eliminazione di scorie azotate in eccesso, che posso contribuire alla formazione di calcoli.